UNA SCIENZA DELLA SOCIETA'
SCIENZE DELLA SOCIETA' E SCIENZE DELLA NATURA
L'opinione comune solitamente attribuisce valore di
"scienza" alle discipline fisico-matematiche, collegando a esse una serie
di operazioni che siamo soliti associare al lavoro dello scienziato:
osservazione, verifica, elaborazione di teorie previsione e controllo dei
fenomeni. È a questo modello di scientificità che si uniforma la sociologia?
Oppure utilizza procedure e criteri differenti?
IL MODELLO DI COMTE
La necessità di modellare il sapere sociologico sui
binari consolidati e rigorosi delle scienze naturali fu affermata da Auguste Comte, colui che fu l'iniziatore della sociologia.
Nelle intenzioni di
Comte, elaborare una 'scienza della società" aveva un significato ben
preciso. Egli riteneva infatti che l'umanità fosse giunta a un momento cruciale
della sua storia, caratterizzato dall'affermazione della mentalità scientifica in ogni ambito del sapere e della
cultura.
La sociologia rappresentava appunto il coronamento di questa
estensione: secondo lo studioso, il suo compito consisteva, nell'applicare ai fenomeni sociali le
procedure di tipo empirico (osservazioni, esperimenti, comparazioni) già
collaudate nell'indagine sulla natura; e lo scopo ultimo della sua ricerca
doveva essere quello di cogliere le leggi generali che governano la vita
sociale, al fine di prevederne i futuri svolgimenti per utilizzarli a vantaggio
della comunità.
E I SUOI LIMITI
Tuttavia questo modello, che individua lo scopo
dell'indagine sociologica. e in generale di quella scientifica nella ricerca
delle "leggi" che regolano i fenomeni, rivelò ben presto i suoi punti
deboli.
- gli esseri
umani non sono molecole o corpi celesti, per i quali possiamo supporre una
sicura costanza di comportamento e un totale controllo delle con-dizioni che
ne consentono l'osservazione e, eventualmente, la riproduzione in situazioni
sperimentali.
- gli esseri umani, diversamente dagli oggetti del mondo fisico, sono
dotati della capacità di attribuire significati e
scopi al loro agire.
IL VALORE CONOSCITIVO DEL SAPERE SOCIOLOGICO
Differenziare la sociologia dalla conoscenza del mondo
naturale non significa negare in modo assoluto la scientificità della prima.
La definizione di scienza che emerge
sia dai contributi più recenti del dibattito epistemologico, sia dalla pratica degli specialisti dei
diversi settori del sapere è quella di una conoscenza basata su:
- metodi di indagine empirici e sistematici;
- uso consapevole di modelli teorici;
-pubblicità e
controllabilità dei risultati ottenuti.
La sociologia è una scienza
empirica, cioè basata sulla necessità di verificare direttamente, tramite
l'esperienza, la bontà e la plausibilità di un'idea o di un'opinione.
La capacità della sociologia di
"spiazzare" il senso comune, mostrando come le idee che le persone si
formano sulla realtà sociale siano spesso empiricamente infondate.
Le concezioni sulla società radicate nel senso comune
rappresentano spesso l'esito di un uso frettoloso e superficiale
dell'induzione, cioè di quel procedimento logico grazie al quale ricaviamo da
casi ed esperienze particolari affermazioni e conclusioni di carattere
generale.
L'ELABORAZIONE TEORICA IN SOCIOLOGIA
Per
intraprendere una ricerca occorre dunque avere chiara una teoria generale su
ciò che si intende studiare, che guidi nella selezione di ciò che è
significativo e importante prendere in esame. A questo si riferisce
sostanzialmente il concetto di "momento teorico" in sociologia,
precedente la raccolta dei dati empirici.
I PARADIGMI SCIENTIFICI
In sociologia esiste uno stadio
preliminare alla stessa elaborazione teorica, che consiste nell'assunzione di
una prospettiva particolare di un quadro generale di sfondo entro il quale
collocare teorie e dati, destinati altrimenti all'insignificanza.
Il filosofo Thomas Kuhn ha chiamato paradigmi questi quadri di
sfondo.
Secondo lo studioso che per la verità ha in mente soprattutto le
discipline fisico-matematiche la storia di una scienza non procede per
semplice accumulazione di nuove conoscenze, ma anche per mutamenti di paradigma
che la comunità scientifica effettua periodicamente, quando, nel suo procedere,
si imbatte in anomalie e problemi che non trovano soluzione all'interno dei quadri di riferimento fino
a quel momento adottati.
I PARADIGMI IN SOCIOLOGIA
In sociologia i diversi paradigmi, ossia le differenti
prospettive che gli studiosi adottano nello studio dei fenomeni sociali,
generalmente coesistono senza annullarsi, benché uno in particolare possa
go-dere, in un dato momento storico, di maggiore popolarità.
I due principali
paradigmi antagonisti, a cui possiamo ricondurre le diverse teorie
sociologiche, sono: - il
paradigma della struttura;
- il paradigma dell'azione.
Per il paradigma della struttura la 'società" è
un meccanismo dotato di leggi proprie, che funziona in modo totalmente
indipendente dalle azioni e dalle scelte degli individui che la compongono, ai
quali si impone forzatamente dall'esterno. Possiamo far risalire questo
paradigma ai primi grandi dassici della sociologia: Auguste Comte, Émile Durkheim e Karl Man.
Sostenitori del paradigma dell'azione ritengono invece che la
società, con le sue norme, le sue usanze, i suoi modelli di comportamento, sia
semplicemente il prodotto delle azioni e delle Interazioni tra gli individui,
che ripetute indefinitamente si cristallizzano fino a diventare forme di vita istituzionalizzate.
Perciò gli individui e il loro agire dotato di senso
costituiscono sempre l'unità di misura della vita sociale, e compito della
sociologia sarà proprio lo studio dell'agire sociale, nella molteplicità delle sue forme e dei suoi
contesti.
l'idea della sociologia come studio scientifico dell'agire sociale è
stata sostenuta per la prima volta dal sociologo tedesco Max Weber .
L'OGGETTIVITA' DELLA SOCIOLOGIA
Oggettivo'', nella nostra considerazione, è ciò che si
contrappone a "soggettivo", a sua volta inteso come individuale,
personale, o comunque dipendente dal punto di vista di chi giudica.
PUBBLICITA' E CONTROLLABILITA' DEI RISULTATI
Il criterio che determina
l'oggettività - e quindi la scientificità - di una conoscenza o di un
complesso di conoscenze è dunque il carattere pubblico e controllabile del
risultati ottenuti.
Ciò, naturalmente vale anche per la sociologia: i risultai
di una ricerca sulla delinquenza minorile in una grande città o di un'inchiesta
sulla pratica religiosa in seno a una popolazione se sono stati ottenuti
utilizzando le procedure codificate dalla comunità dei sociologi e se vengono
resi di dominio generale tramite la pubblicazione su libri o riviste
specializzate possono dirsi 'oggettivi'. anche se potrebbero, in futuro, essere
smentiti o corretti da ricerche successive.
LA SOGGETTIVITA' DEL SOCIOLOGO
La peculiarità dei fenomeni oggetto della ricerca
sociale rischia di coinvolgere valori e orientamenti culturali del
ricercatore, introducendo così un potenziale elemento di
"soggettività" nell'edificio della ricerca.
La stessa scelta di intraprendere
un'indagine su un ceno fenomeno sociale - sia essa compiuta spontaneamente dal
ricercatore o, come più spesso accade su committenza di qualcuno - presuppone
una valutazione soggettivamente fondata, dell'interesse che quel determinato
fenomeno.
La soggettività del ricercatore è ineliminabile, ma è anche ciò che dà alla ricerca uno spessore umanamente
significativo.
La
necessità di comprendere l'agire umano in base al significato conferitogli dal
soggetto che agisce comporta infatti che il ricercatore metta da pane i propri
parametri personali di giudizio e si sforzi di separare la descrizione dei
fenomeni sociali dalla loro valutazione.
A questa autodisciplina intellettuale il sociologo Max Weber ha dato il nome di avalutatività, che porta il sociologo a separare la descrizione dei fenomeni dal giudizio di essi.
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