IL CONTESTO DI NASCITA DELLA SOCIOLOGIA E I PADRI FONDATORI
ALLE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA
UNA SCIENZA GIOVANE E "MODERNA"
Oltre ad Aristotele e a
Hobbes a occuparsi del tema sono stati tanti altri
pensatori dell'età antica e medievale e moderna .
Si tratta di riflessioni
marginali ma condotte all'intento di
quadri teorici che non erano ancora
finalizzati in modo specifico all'analisi della società.
A partire dalla
metà del XIX secolo il sapere sociologico si costituisce come branca
scientifica autonoma.
In questo periodo vengono istituitele le prime cattedre
universitarie della nuova disciplina e nascono le prime riviste specifiche: "American joumal of
Sociology", pubblicata negli Stati Uniti a partire dal 1895, e "Année Sociologique",
nata in Francia l'anno successivo.
A Chicago, nel 1892, nasce il primo
dipartimento di sociologia nella storia dell'università americana, e nel
periodo immediatamente precedente la Prima guerra mondiale si afferma
un'illustre scuola di pensiero e di ricerca, denominata appunto "Scuola di
Chicago", che formerà studiosi di grande importanza per lo sviluppo della
disciplina.
UNA SCIENZA FIGLIA DEL MUTAMENTO
Perché la cultura ha
sentito l'esigenza di avviare ed elaborare un'analisi sistematica della società
solo nel XIX secolo?
La spiegazione comunemente addotta dagli studiosi è che il
sapere sociologico costituisce la risposta intellettuale alle grandi
trasformazioni che tra il XVII e il XIX secolo investirono la civiltà
occidentale, mettendone in crisi i fondamenti.
La
nascita e i primi sviluppi della sociologia possono essere letti come una sorta
di "autocoscienza" della modernità, cioè come il modo in cui la società
occidentale cercò di rappresentare se stessa dopo le tre grandi
rivoluzioni che ne avevano scosso le fondamenta in ambito culturale, politico
ed economico: la Rivoluzione scientifica, la Rivoluzione francese e la
Rivoluzione industriale.
LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
Con
l'espressione "Rivoluzione scientifica" la storiografia denomina quel movimento
di idee che, a partire dal Seicento, grazie all'opera di studiosi come
Copernico, Keplero, Galilei e Newton, modificò l'immagine del mondo fisico
tramandata dalla cultura antica, decretando l'abbandono della cosmologia
geocentrica aristotelico-tolemaica e inaugurando una nuova prospettiva
quantitativa e meccanicistica per interpretare l'intero universo.
Gli influssi
della Rivoluzione scientifica non si limitarono all'ambito dell'astronomia e
della fisica: infatti pose le premesse per una nuova percezione del
mondo e dell'uomo, in quanto aprì implicitamente la strada all'applicazione
alla realtà umana dei principi utilizzati per indagare il mondo della natura,
identificando la scienza non con un ambito specifico di contenuti, ma con un
metodo globale di indagine e di conoscenza.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
La Rivoluzione francese ha operato come le rivoluzioni religiose che agiscono in vista dell'altro; ha
considerato il cittadino in un modo astratto, fuori di ogni particolare
società; così le religioni considerano l'uomo in generale, indipendentemente
dal paese e dal tempo.
<<Non ha cercato solo quale fosse il diritto
particolare del cittadino francese ma quali fossero i diritti e i doveri
generali degli uomini in materia politica. >>
Queste parole, scritte da Alexis de Tocqueville nel 1856, ci danno il senso di ciò che
la Rivoluzione francese rappresentò per la società e per la cultura del XIX
secolo.
Infatti decretò la fine non solo di un determinato assetto
politico-sociale, ma di ogni tentativo di
legittimazione dell'ordine sociale fondato sull'autorità e sulla tradizione.
Valori come l'uguaglianza dei cittadini, la libertà di opinione e di
espressione, la superiorità assoluta della legge su ogni arbitrio e sopruso
individuale, affermati con chiarezza nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo
e del cittadino (1789), costituiscono il fondamento non solo delle attuali
legislazioni degli Stati democratici, ma anche della nostra percezione
quotidiana della convivenza civile, delle sue nonne, delle sue funzioni e del
suo valore.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Furono però le trasformazioni attinenti alla sfera economica
e all'organizzazione delle attività produttive a giocare un ruolo decisivo per
la nascita e l'affermazione della sociologia.
Il passaggio da un'economia tradizionale di tipo
agricolo e artigianale alla produzione automatizzata di beni e servizi
all'interno delle fabbriche, che è ciò che gli storici chiamano "Rivoluzione
industriale", determinò non solo la fine di un sistema produttivo ormai
secolare, ma anche mutamenti profondi nella struttura della società:
- si creano nuove classi, come il proletariato, e nuove forme di stratificazione
sociale;
-si modificano i
tradizionali legami sociali;
- vengono stravolte consolidate modalità di vita e
di interazione tra le persone
In questo modo la Rivoluzione industriale obbligò la cultura a ripensare su nuove basi il problema della
convivenza civile, delle sue norme e dei suoi valori, quindi creò la "società' così come ora la percepiamo e la intendiamo.
DALLA "COMUNITA'" ALLA "SOCIETA'"
Peter Berger afferma che,
prima della nascita della sociologia, la stessa idea dell'esistenza della
società era tutt'altro che ovvia.
Con questo apparente paradosso Berger intende
dire che la sociologia ha potuto nascere e affermarsi solo quando le modalità
di aggregazione e di interazione tra gli esseri umani hanno assunto le
caratteristiche tipiche che noi oggi ascriviamo al concetto stesso di
"società".
Con questi due termini l'autore
designa le due modalità possibili di aggregazione sociale.
Infatti voleva rappresentare "comunità' e "società" come categorie sociologiche generali
e non come forme sociali storicamente determinate, nel descriverle raffigura
lucidamente la contrapposizione tra le forme tradizionali della vita associata e la nuova civilità nata dall'industrializzazione e dell'urbanizzazione.
Secondo Tònnies la comunità è
caratterizzata da dimensioni contenute, da relazioni frequenti e significative
tra i membri e, soprattutto, da un comune modo di sentire di tutti coloro che vi
appartengono.
La famiglia, fondata sui vincoli di sangue e sulla
comunione di ricordi e sentimenti, è il tipo paradigmatico di tale forma
sociale, ma non l'unico; essa si realizza anche nel villaggio o
nella piccola città, dove sono ancora possibili rapporti di amicizia e di
vicinato tra le persone, e dove le tradizioni, le usanze e la religione vissuta
come pratica collettiva orientano spontaneamente la vita delle persone.
Nella
comunità il lavoro e il possesso sono comuni, nel senso che ognuno
contribuisce alle attività della collettività e
ne gode i frutti; all'interno della comunità non esiste la pratica del
contratto, poiché implica l'esistenza di due volontà contrapposte,
espressione di interessi differenti, presupposto impensabile per la comunità
stessa.
La società, afferma Tönnies, si forma quando gli aggregati umani
diventano più vasti e gli individui vivono gli uni a fianco degli altri senza alcun legame organico che li unisca.
Ciascuno esiste per se stesso e,
all'unità di sentimenti e di intenti propria della comunità, subentra
l'atomizzazione dei punti di vista.
All'interno della società le relazioni tra
le persone sono di tipo utilitaristico, cioè basate sulla reciprocità degli
interessi; esse non toccano la sfera interiore dei sentimenti e dei valori, ma
solo quella esteriore dello scambio di beni e prestazioni.
Per regolare questo scambio, la scienza giuridica organizza i
rapporti umani di una determinata società in base a leggi e contratti e
trasforma l'individuo in una "persona', soggetto di diritti e di obblighi.
L'uguaglianza astratta che la legge stabilisce tra gli uomini non li affratella,
ma al contrario li separa: se nella comunità, afferma Tònnies, gli uomini sono
uniti a dispetto di tutte le differenze,
nella società essi restano irrimediabilmente distinti malgrado l'uguaglianza
sancita dalla legge.
All'inizio errore "risultato immagini per sociologia" - bene per inserimento domande consegne, da aggiornare contenuti su "padri" della sociologia (in post dedicato)...
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