NUOVI SCENARI CONTEMPORANEI
IL POSTMODERNISMO
A partire dagli anni ottanta del Novecento lo scenario degli studi antropologici è stato movimentato dalle analisi e dalle prese di posizione degli esponenti del "postmodernismo".
James Clifford e George Marcus sono i maggiori esponenti del postmodernismo e dal volume "writing culture: the poetics and politics of ethnography- scrivere le culture".
Nei saggi raccolti in questo libro, viene messo in discussione uno dei fondamenti dell'antropologia "classica": l'attendibilità del resoconto etnografico. Secondo l'impostazione tradizionale, la presenza del ricercatore sul posto e la sua partecipazione diretta alla vita degli indigeni davano alla relazione etnografica sufficienti garanzie di oggettività e rispondenza al vero.
In realtà, come aveva capito Geertz. la situazione tipica della ricerca antropologica non contempla un osservatore naturale che registra in modo accurato e neutro gli eventi, ma vede l'incontro di due interpreti: l'antropologo e il nativo che lo informa.
La descrizione del nativo che fa della propria cultura non è immediata e ingenua, ma inserita in un ben preciso quadro interpretativo sedimentato nel tempo.
Quando poi l'antropologo elabora il resoconto etnografico -ed è questo il punto centrale della critica postmoderna- traducendo in scrittura i racconti orali e osservazioni dirette, si avvale di una serie di espedienti tipici della sua cultura di appartenenza: seleziona ciò che reputa importante e scarta ciò che nella sua impostazione appare irrilevante, con un ampio uso di artifici retorici e convenzioni narrative che danno forma "letteraria" al testo.
L'antropologo quando scrive non fa scienza ma letteratura; inoltre, il suo lavoro è sempre "culturalmente situato", ovvero inserito in una prospettiva che deriva dalla sua cultura di appartenenza e che condiziona la oggettività del suo sguardo e del suo ascolto.
Gli esponenti, Clifford e Marcus, non sono degli scettici privi di fiducia nelle possibilità conoscitive dell'antropologia: la loro critica comprende anche una parte costruttiva, perché punta a rinnovare i metodi della disciplina, inducendo qualsiasi studioso ad acquisire maggiore consapevolezza di tutto ciò che è implicito nella ricerca antropologica.
George Marcus suggerisce che dalla critica del lavoro etnografico può nascere la sperimentazione di nuove modalità di ricerca e scrittura, poiché le scienze umane non sono contraddistinte da uno sviluppo lineare/cumulativo, ma procedono in una maniera più complicata e tortuosa, caratterizzata da fratture e da una molteplicità di prospettive.
Dal punto di vista dei postmoderni, una parte dell'antropologia ha cercato di costruire delle "grandi narrazioni", ovvero complesse costruzioni teoriche con una loro coerenza interna che propongono una spiegazione del mondo.
Appartengono le sistemazioni teoriche del funzionalismo o del materialismo culturale e alcune analisi di Levi-Strauss.
In tutti e 3 i casi, si tratta di analisi, che pur nelle loro differenze, condividono la caratteristica di allontanare l'antropologia dalle discipline che descrivono realtà particolari e mutevoli e non è possibile scoprire le leggi universali = DISCIPLINE IDIOGRAFICHE, o di avvicinarla a quelle he cercano le leggi universali dei fenomeni =DISCIPLINE NOMOTETICHE.
Con Geertz l'antropologia interpretativa, si è verificato un ritorno di interesse per le concrete particolarità culturali e per gli eventi storici.
Levi-Strauss chiamava "fredde", le società che erano resistenti al cambiamento storico, ma non erano immobili, erano percorse da tensioni e conflitti, provviste da una memoria storica interna che l'etnografo cerca di ricostruire.
L'antropologia contemporanea ha riannodato i legami con le tradizioni delle ricerche sul campo e il lavoro etnografico è ritornato in primo piano.
Il contributo di una generazione di ricercatori in regioni del mondo che conobbero la dominazione coloniale ha arricchito gli studi antropologici.
Nel mondo occidentale si è sviluppata l'antropologia del noi, che individua come oggetto di ricerca non l'indigeno nella lontana comunità di un villaggio, ma nell'altro che è in mezzo a noi.
Si può dire che oggi è tutto il mondo a offrirsi all'indagine dell'antropologo, con i suoi cambiamenti e i suoi "traffici di culture".
NON LUOGHI E MEDIA

La scomparsa di molte culture native, possono essere viste come una perdita antropologica, ma possono anche rappresentare il presupposto per la ricerca di oggetti di indagine.
Il rinnovamento della ricerca trova un contesto ideale negli ambienti metropolitani del mondo occidentale, che offre agli antropologi nuovi oggetti di studio.
Anche i processi di trasformazione di una cultura o di fusione tra culture diverse rappresentano una sfida per gli antropologi, ormai abituati a osservare fenomeni di ibridazione.
Oggi gli antropologi studiano le trasformazioni delle società per molto tempo ritenute immobili e osservano le forme di vita comunitarie all'interno delle metropoli multietniche e multiculturali.
Il primo ad analizzare i contesti sociali metropolitani fu Marc Augè e i due suoi contributi più importanti sono l'indagine sui passeggeri della metropolitana di Parigi e l'analisi dei "non-luoghi", nuovi spazi della contemporaneità: due esempi efficaci della letteratura antropologica delle società complesse.
AUGE': DAL METRO' AI NON LUOGHI
- "un etnologo nel metrò" (1986)
-"non-luoghi. introduzione a un'antropologia della surmodernità" (1992)
Sono considerati una vera e propria antropologia del quotidiano nel contesto delle società postmoderne.
Nel primo volume, che è rilevante come la riflessione teorica sull'oggetto e i metodi delle scienze umane, Augè orienta il suo "sguardo" su un tipico contesto della vita quotidiana di un parigino nel XX sec.: la metropolitana.
L'etnologia è definita da Augè come l'analisi delle relazioni sociali considerate nel loro contesto, osservare con attenzione e distacco gli utenti della metropolitana è un tipo di indagine rispondente agli scopi della disciplina.
Quello che cambia è il tipo di contesto: siamo in uno scenario urbano tecnologicamente avanzato, in cui le persone vivono contemporaneamente 3 dimensioni della cultura:
-locale,perché la metropolitana è parigina
-globale, perché è il mezzo di trasporto più usato nelle grandi città contemporanee
-virtuale, perché i contatti umani di questo contesto sono ormai veicolati dai nuovi mezzi di comunicazione.
Nel secondo volume Augè parla dei non-luoghi.
In geografia/antropologia il luogo è uno spazio ben definito, che possiede 3 caratteristiche:
1. è identitario, poiché fornisce un'identità a chi ci vive
2. è razionale, perché favorisce le relazioni tra gli abitanti e dà a loro il senso di una comune appartenenza
3. è storico, poiché è ricco di memorie del passato
I NON LUOGHI = spazi tipi del mondo contemporaneo adibiti al commercio, al trasporto e al tempo libero e non possiedono nessuna delle 3 caratteristiche: non hanno un'identità, non hanno una storia e non producono relazioni durevoli tra le persone coinvolte.
I non-luoghi sono uguali dappertutto, poiché offrono gli stessi servizi e le stesse merci, sono progettati nello stesso modo e in un certo senso rimpiccioliscono il mondo.
Secondo Augè i non-luoghi sono spazi di circolazione, comunicazione e consumo della "surmodernità": chi vi transita è un individuo anonimo che riceve l'astratta identità di "cliente", possessore della carta di credito, tessera o biglietto d'entrata.
ANALISI ETNOGRAFICA DEI MEDIA

Negli ultimi decenni del Novecento il metodo di indagine etnografico è stato applicato anche ai settori di ricerca diversi da quelli tradizionali degli antropologi, fino ad arrivare a confrontare i gusti del telespettatori dei serial televisivi.
Da quando l'analisi dei mass media è entrata negli studi culturali, poiché si è compreso che i mass media sono autentici produttori e trasmettitori di cultura in senso antropologico, nonché agenzie di socializzazione, il metodo etnografico applicato alla loro analisi ha rinnovato gli studi in questo settore e ha favorito molte scoperte.
Il filone principale di ricerca è AUDIENCE STUDIES
= è il filone di ricerca sul pubblico radiotelevisivo che utilizza il metodo etnografico qualitativo e si propone di ottenere una conoscenza più precisa di quella fornita dai dati quantitativi delle rivelazioni degli ascolti.
Sono preferibili i metodi etnografici, a quelli di laboratorio, poiché sono indirizzati alla rivelazione degli aspetti qualitativi, i più efficaci sono:
-analisi del contenuto del programma
-focus group, interviste di gruppo a 6-10 persone alle quali si chiede di dibattere con pareri spontanei su argomenti prestabiliti
-osservazione del comportamento degli spettatori
-storie di vita
L'obiettivo di queste indagini è raccogliere testimonianze sulle preferenze degli spettatori, sul ruolo dei media nella loro vita e su come alimentano il loro immaginario.
Le domande a cui l'etnografia dei media radiotelevisivi cerca di rispondere sono:
-quali sono i contenuti trasmessi dai media?
-come reagiscono gli spettatori alle proposte dei media?
-quale uso dei contenuti trasmessi dai media fanno le persone nella vita quotidiana?
-qual è il contributo fornito dai media alla creazione di un immaginario individuale e collettivo?
L'analisi culturale del contenuto del programma è un lavoro di ricerca a tavolino che si avvale di procedimenti tipici della critica letteraria contemporanea.
L'etnografo si pone di fronte alla giornata-tipo televisiva, con il flusso di programmazioni interrotte nei vari generi, trattandola come un unico testo la cui trama è costituita da molteplici narrazioni.
La narrazione dell'Italia contemporanea, ovvero un'immaginario italiano, aiuta gli spettatori a una conoscenza e a un'identità nazionale.
Per capire come reagiscono gli spettatori e quale uso fanno dei media, l'etnografia predilige un metodo qualitativo di ricerche condotte sul campo con pochi soggetti, avvalendosi dei metodi dell'intervista libera, delle storie di vita, dell'osservazione all'interno di gruppi di ascolto.
Le ricerche sul ripensamento individuale delle proposte televisive hanno rivelato che gli spettatori non sono cosi passivi come si pensava, ma hanno un atteggiamento oppositivo nei confronti dei contenuti dei programmi.
Attraverso la soap si può compiere un'analisi dei rapporti interpersonali condotto su personaggi fittizi.
Oggi la televisione non è più un medium egemone, poiché l'ascolto radiotelevisivo genera dipendenza e isola gli spettatori nelle proprie case, aumentando frammentazione, disgregazione sociale e disimpegno.
L'approccio etnografico ai media ha dimostrato che sull'argomento "comunicazione di massa" non è possibile generalizzare: non esiste un pubblico televisivo o un utente medio, ma tanti pubblici e tanti spettatori con modalità diverse di ricezione e incorporazione dei media.
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