IL RACCONTO MITICO
I miti sono narrazioni che esprimono in un linguaggio fantasioso e ricco di immagini temi
fondamentali come l'origine del mondo, la nascita degli dei, i rapporti degli uomini tra loro e con altri esseri
viventi. Sono definiti anche "racconti fondativi" perché in molti casi servono a spiegare o giustificare una situazione presente cercandone le origini nel passato.
In sostanza, tutte le società hanno elaborato dei miti, tuttavia ci sono delle differenze importanti tra la
funzione che i miti svolgono nelle culture prive di scrittura e il loro molo nelle società che hanno elaborato un pensiero scientifico e ricostruiscono criticamente il loro passato attraverso l'indagine storiografica: in queste ultime il mito non rappresenta più una spiegazione credibile del mondo, ma viene considerato favola, o poesia.
Al contrario, nelle culture tribali, in cui il sapere è tramandato oralmente, il mito ha funzioni sociali molto importanti: in linea generale, serve a organizzare il tempo e a definire il rapporto tra passato e presente.
I miti, infatti, iniziano con formule standard come "un tempo", "una volta", "molto tempo fa", che sottolineano la distanza tra la realtà del presente e il mondo rappresentato nei racconti mitici, un mondo in cui agiscono gli dei e gli eroi e in cui i 3 regni della natura (animale, vegetale e umano) non sono ancora separati, come prova il fatto che gli animali parlano, interagiscono con gli uomini e spesso sono capostipiti di un clan o di una tribù.
Una suggestiva definizione dell'antropologo francese strutturalista Claude Lévi-Strauss: «il mito è una storia dei tempi in cui gli uomini e gli animali non erano ancora distinti»; ma è anche una storia, sempre secondo il grande studioso francese, dei tempi in cui l'umanità cercava spiegazioni totali della realtà, perché non erano ancora nate le scienze con le loro risposte parziali e la loro tendenza alle distinzioni e alle classificazioni. Data l'importanza che nell'ambito dell'antropologia tuttora riveste l'analisi strutturale dei miti, nel prossimo paragrafo ci soffermeremo sui capisaldi dell'interpretazione di Lévi-Strauss, l'antropologo che, con acume, li ha studiati per lungo tempo.
LEVI-STRAUSS: LA GRAMMATICA DEI MITI
L'analisi dei miti è uno dei punti di forza dell'antropologia strutturale di Lévi-Strauss, che a questo tema ha dedicato il ciclo delle Mitologiche, comprendente 4 volumi:
- Il crudo e il cotto (1964),
- Dal miele alle ceneri (1966),
- L'origine delle buone maniere a tavola (1968),
- L'uomo nudo (1971).
Nei titoli di questi volumi c'è un richiamo al passaggio dalla natura alla cultura che costò all'umanità la rottura definitiva dell'unità tra mondo celeste e mondo terrestre; di questo passaggio il mito è stato la voce narrante sia per cercarne delle spiegazioni sia per rievocare nostalgicamente un'età dell'oro tramontata per sempre.
A Lévi-Strauss non interessa chiarire a che cosa servano i miti e quali siano le loro funzioni sociali; egli preferisce considerare il mito in se stesso e porlo in relazione con altri miti allo scopo di individuare una sorta di grammatica sottesa ai racconti.
La sua analisi si concentrò su un vasto repertorio di miti del continente americano e si rivelarono punti fermi:
-il primo è l'esistenza di natemi, ovvero di nuclei narrativi di base ricorrenti in moltissimi miti. Lo stesso nucleo narrativo può essere presente in miti di popolazioni vicine o lontanissime tra loro ed è soggetto a variazioni, talora evidenti, altre volte impercettibili, come un piccolo dettaglio che però non sfugge all'occhio addestrato dell'etnologo.
- Il secondo punto fermo è il modo in cui i nuclei narrativi si combinano tra loro nello sviluppo della storia: possono contrapporsi, essere complementari, analoghi, apparire, sparire, alternarsi: tutto ciò secondo regole di combinazione che richiamano quelle della grammatica o delle figure retoriche.
Al termine del suo lavoro Lévi-Strauss comprese che la costruzione dei racconti mitici non è del tutto libera ma obbedisce a un certo numero di regole, paragonabili a quelle che presiedono all'articolazione del linguaggio parlato: dopo la scoperta delle strutture della parentela, l'analisi paziente dell'etnologo portò alla luce le strutture del mito: non contenuti funzioni, ma regole di trasformazione e combinazione dei nuclei narrativi.
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